Tra il Tevere e Città del Vaticano a Roma si estendono gli isolati ottocenteschi densi e compatti del quartiere Prati. La volumetria originaria degli edifici si è arricchita negli anni di superfetazioni e addizioni: coperture praticabili trasformate in terrazze, verande vetrate, attici abusivi funzionali agli usi privati. Il Beldes Hotel occupa una palazzina di via degli Scipioni di tre piani fuori terra, di cui il secondo e ultimo livello occupato parzialmente da una veranda allestita per sfruttare la superficie di un’ampia terrazza. L’applicazione del Piano Casa, in virtù della legge Regionale 21/09, ha reso possibile l’autorizzazione e la realizzazione di un ampliamento di 188 mq con la chiusura della terrazza e la costruzione di un attico vetrato in copertura. Ogni intervento architettonico nel centro di Roma risponde all’implicito quesito se assecondare la tradizione o palesare coraggiosamente la nuova realizzazione. Gli architetti di Ottaviani Associati hanno colto l’occasione dell’ampliamento per sottolineare la diversità tra il vecchio e il nuovo. L’addizione consiste nella realizzazione di una sala colazione sul terrazzo di copertura, di due suite al secondo piano e di una terza al piano terra nella corte di pertinenza: non solo un intervento di ridefinizione degli spazi interni, ma di ripensamento della facciata di un edificio storico di Roma. Il volume che ospita le nuove camere d’albergo riempiendo il vuoto della terrazza è puro e semplice con una facciata capace di dialogare con la superficie storica pur discostandosene completamente per trattamento e materiali. Il nuovo prospetto si compone di un duplice strato: quello più esterno è una superficie di verde verticale staccata dal volume delle camere e complanare alla facciata storica di cui riprende allineamenti e proporzioni delle aperture. Lo spazio tra i due livelli di facciata origina un piccolo balcone ad uso delle camere. La doppia facciata è realizzata con pannelli di forex fissati alla struttura di acciaio portante ai quali sono cucite le tasche in tessuto che ospitano le piante, mantenute con un sistema di irrigazione a goccia. L’autonomia e il distacco del nuovo intervento sono confermati anche dal punto di vista strutturale da una soluzione completamente svincolata dall’esistente. La struttura, realizzata con giunto sismico, parte da una fondazione in c.a. nel seminterrato dell’edificio e continua attraversandone tutti i livelli con un reticolo di travi e pilastri indipendenti dalla muratura ottocentesca. In una città troppo spesso imbalsamata e cristallizzata nel suo passato, l’intervento di Ottaviani Associati restituisce complessità all’architettura romana, capace di offrire molteplici possibilità di rinnovamento e nuove letture, indipendentemente dalla dimensione del progetto.