di Angelo Spampinato
Architetto, Direttore Associato di AECOM
Dopo aver viaggiato da Olimpia attraverso l’Oceano Atlantico, nel mese di agosto la fiamma Olimpica è giunta a Rio de Janeiro per illuminare la XXXI edizione dei Giochi Moderni, la prima a svolgersi in Sud America.
Per un architetto facente parte del team di progettazione del masterplan del Parco Olimpico e dei suoi impianti sportivi, le Olimpiadi di Rio sono invece cominciate cinque anni fa, nell’estate del 2011, quando l’agenzia governativa brasiliana responsabile del coordinamento ed esecuzione dei progetti legati alle Olimpiadi (EOM - Empresa Olímpica Municipal) ha lanciato il concorso di progettazione internazionale per il masterplan del Parco Olimpico in collaborazione con l’Istituto Brasiliano di Architettura (IAB - Instituto de Arquitetos do Brasil): un pezzo di terra triangolare di circa 120 ettari adagiato sulle rive della laguna di Jacarepaguá, già sede dell’autodromo intitolato a Nelson Piquet, con le montagne sullo sfondo a completare un contesto naturale mozzafiato nel distretto di Barra de Tijuca, circa 30 Km a sud-ovest del centro città, sarebbe stato al centro del confronto tra 59 gruppi di progettazione provenienti da 18 Paesi per la realizzazione del nuovo Parco Olimpico, cuore dei Giochi brasiliani.
Progettare la “legacy”
Rio era stata selezionata come Host City due anni prima, nel 2009, scelta dai membri del Comitato Olimpico Internazionale sulla scia del successo dei Giochi Panamericani ospitati nel 2007 e si era prefissata di sfruttare l’opportunità dell’organizzazione dei Giochi Olimpici come strumento di pianificazione, trasformazione e riqualificazione territoriale. Da qui la scelta del vecchio autodromo di Jacarepaguá, a Barra de Tijuca, e il concorso internazionale di progettazione, culminato con l’annuncio della giuria della scelta del progetto realizzato dal nostro team di architetti, ingegneri, pianificatori urbani e dei trasporti, paesaggisti ed economisti specializzati in impianti sportivi dello studio AECOM, in collaborazione con lo studio brasiliano DG Architecture, Wilkinson Eyre Architects, Pujol Barcelona Architects e IMG Sports and Expedition. Un progetto che insieme al masterplan del Parco Olimpico per i Giochi del 2016 ha previsto anche la pianificazione della legacy, il progetto a lungo termine di riqualificazione territoriale che la città avrebbe ricevuto in eredità dai Giochi, e della fase di trasformazione intermedia, in un periodo compreso tra i 5 e i 7 anni dopo il 2016: da un vecchio autodromo ormai in disuso in un’area piuttosto degradata della città a un grande parco con impianti temporanei e permanenti per celebrare il più importante festival dello sport internazionale, per poi trasformarsi ancora in un nuovo distretto urbano, con residenze e aree commerciali, spazi per la socializzazione e strutture per il tempo libero dove lo sport stesso sarà ancora protagonista, occupando il 22% del sito con gli impianti olimpici permanenti che saranno destinati alla funzione di nuovo Centro di Preparazione Olimpica nazionale per l’élite degli atleti brasiliani. Le aree rimanenti saranno distribuite tra spazi pubblici e interventi privati in linea con i programmi a lungo termine della Città di Rio.
Gli impianti Olimpici e Paralimpici
Insieme all’incarico per il masterplan del Parco Olimpico, che comprende la pianificazione urbana, del paesaggio e dei trasporti, al nostro team è stata affidata anche la progettazione architettonica, strutturale e impiantistica preliminare dei seguenti impianti all’interno del Parco, un ruolo di consulenza per la progettazione definitiva ed esecutiva (per la cui assegnazione è stato organizzato un concorso di progettazione basato sui nostri progetti preliminari al quale non abbiamo preso parte) e un ruolo di supervisione e consulenza in fase di cantiere:
- l’Olympic Tennis Centre, costituito da tre Show Courts principali - il Centre Court da 10.000 spettatori, il Court 1 da 5.000 e il Court 2 da 3.000 - e sette Match Courts secondari con 250 posti ciascuno, che hanno ospitato il torneo olimpico di tennis e quelli paralimpici di tennis in carrozzina e calcio a 5;
- il Rio Olympic Velodrome con una capienza di 5.000 posti a sedere per il ciclismo su pista olimpico e paralimpico;
- il complesso delle Carioca Arenas, tre impianti collegati e indipendenti, il più grande con una capienza di 16.000 posti (la Carioca Arena 1) e gli altri due da 10.000, progettati rispettivamente per ospitare gli incontri di pallacanestro, judo e lotta, scherma e taekwondo durante le Olimpiadi, pallacanestro e rugby in carrozzina, boccia e judo durante le Paralimpiadi;
- l’Olympic Aquatics Stadium, un impianto temporaneo da 18.000 posti per il nuoto olimpico e paralimpico e le per le finali di pallanuoto durante le Olimpiadi;
- l’ammodernamento e l’adattamento agli standard olimpici del Maria Lenk Aquatics Centre, l’impianto principale degli sport acquatici dei Giochi Panamericani del 2007, utilizzato per i tuffi, il nuoto sincronizzato e le fasi preliminari della pallanuoto durante le Olimpiadi;
- l’International Bradcasting Centre (IBC), sede di lavoro per circa 20.000 giornalisti accreditati durante i Giochi, per il quale abbiamo invece ricevuto l’incarico per tutte le fasi di progettazione e la preparazione dei piani di cantiere.
All’interno del parco sono presenti anche la Future Arena, un impianto temporaneo da 12.000 posti a sedere che ha ospitato il torneo olimpico di pallamano e quello paralimpico di goalball e la Rio Olympic Arena, l’impianto per la ginnastica olimpica e le finali di pallacanestro in carrozzina, costruito per i Giochi Panamericani del 2007 e finora conosciuto come HSBC Arena.
Lo sviluppo del progetto
Il progetto iniziale, quello vincitore del concorso, prevedeva anche l’Hockey Centre, due impianti da 10.000 e 5.000 spettatori che gli organizzatori hanno successivamente deciso di spostare insieme ad altri impianti nel cluster di Deodoro, nella zona nord occidentale della città. Non solo: lo sviluppo di un progetto complesso come quello di un Parco Olimpico richiede numerose iterazioni e revisioni legate ai feedback e agli input di vari organismi coinvolti, tra i quali il Comitato Olimpico Internazionale (CIO o IOC), le Federazioni Sportive Internazionali e le comunità locali, e dipende inoltre dalle condizioni fisiche dell’area di progetto. Nei cinque anni intercorsi tra l’aggiudicazione del concorso di progettazione e il completamento dei lavori di costruzione, il team di AECOM ha lavorato in stretta collaborazione con EOM e la Città di Rio per implementare tutte le modifiche richieste senza tradire l’idea iniziale, quella di un progetto altamente funzionale per i Giochi Olimpici e Paralimpici in grado allo stesso tempo di creare le basi per sfruttare al massimo le potenzialità di sviluppo successivo dell’area in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale, per far sì che ne possa beneficiare la più ampia parte della comunità locale.
E così nel 2012 mentre la fiamma Olimpica splendeva sui Giochi di Londra in quell’Olympic Park di cui AECOM aveva firmato il progetto del masterplan, noi dello studio AECOM di Londra insieme ai colleghi dello studio AECOM di Rio e agli altri collaboratori del team di progettazione ci siamo calati nel doppio ruolo di spettatori interessati all’evento olimpico e progettisti appassionati di quello che sarebbe stato il teatro principale dell’edizione successiva dei Giochi, lavorando al completamento dei progetti preliminari del Parco e degli impianti, tappa fondamentale nel percorso di trasformazione dell’idea iniziale in realtà.
Nel frattempo, infatti, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico cominciavano i lavori di demolizione dell’autodromo per preparare il campo ai lavori di costruzione che sarebbero stati eseguiti dall’impresa Concessionária Rio Mais.
Il Parco Olimpico e gli impianti
Il Parco Olimpico si sviluppa intorno alla Via Olímpica, il grande viale ondulato che lo attraversa da nord a sud ispirandosi alle caratteristiche pavimentazioni del lungomare di Copacabana, che permette agli spettatori di raggiungere gli impianti e le altre strutture dislocate al suo interno.
Gli impianti permanenti sono i primi che si incontrano dopo aver superato gli ingressi del Parco, collocati nella parte settentrionale lungo la Avenida Embaixador Abelardo Bueno. Il Tennis Centre, il Velodromo Olimpico e le Carioca Arenas sono collocati in prossimità dei due impianti realizzati in occasione dei Giochi Panamericani (Maria Lenk Aquatics Centre e Rio Olympic Arena) e, insieme, costituiscono il complesso del nuovo Centro di Preparazione Olimpica nazionale dopo i Giochi Olimpici e Paralimpici. Gli spazi interni di questi impianti sono dimensionati e rifiniti proprio in base alla funzione che avranno in legacy, mentre le aree aggiuntive richieste solo per le Olimpiadi e le Paralimpiadi sono state allestite in apposite overlay structures, tende e cabine temporanee, al fine di evitare sovradimensionamenti inutili e dispendiosi degli impianti che rimarranno in vita alla conclusione dei Giochi.
Il Tennis Centre
Il Centre Court si innalza sull’Olympic Tennis Centre con un volume che avvolge le gradinate a pianta circolare, sormontato da una semplice struttura di copertura radiale in aggetto con dei tiranti verticali inclinati, che scandiscono il ritmo della facciata lungo tutto il perimetro. Gli spazi interni sono distribuiti su tre livelli: le aree dedicate agli atleti e gli spazi operativi sono collocati in quello inferiore, lounge e altri spazi interni a servizio della zona VIP occupano il livello intermedio, mentre il livello superiore è concepito come un grande spazio di distribuzione all’aperto per gli spettatori non accreditati.
A differenza del Centre Court, il Court 1 e il Court 2 sono impianti temporanei, così stabiliti in base alla destinazione post-olimpica del complesso come nuovo Centro di preparazione nazionale. Per la loro natura di temporaneità questi impianti sono stati progettati facendo ricorso a materiali e tecnologie differenti, con una struttura principale a ponteggio e con un sistema modulare in acciaio per gli spazi sotto le gradinate al fine di consentire un assemblaggio e uno smontaggio veloci e a basso costo. Il compito di creare un gradevole aspetto estetico è stato affidato a un rivestimento temporaneo con le tinte caratteristiche del Look of the Games.
Il Centro di preparazione nazionale sarà una struttura funzionale dotata di grande flessibilità e all’occorrenza potrà raggiungere gli standard di capienza richiesti per ospitare i tornei del circuito ATP World Tour Masters 1000 con l’aggiunta di alcune tribune temporanee.
Lo studio GMP è stato incaricato di sviluppare il progetto sulla base di quello preliminare firmato da AECOM.
Il Velodromo
Il Rio Olympic Velodrome domina la scena all’ingresso del Parco insieme al Tennis Centre Court. L’impianto è stato progettato per avere una capienza di 5.000 posti durante i Giochi, successivamente ridotta a 2.500, ideale per ospitare competizioni ciclistiche nazionali e internazionali. La struttura servirà soprattutto per la preparazione e formazione olimpica degli atleti brasiliani, non soltanto per il ciclismo ma anche per altri sport che possono essere ospitati nell’area interna all’anello della pista, quali la scherma, il taekwondo, il sollevamento pesi e il pugilato. Il volume è compatto, con le tribune raccolte intorno alla pista per creare un’atmosfera intima per gli spettatori e gli atleti e con la copertura a forma di sella rovesciata per minimizzarne la cubature e aumentare l’efficienza energetica, riducendo così i costi di gestione.
Il progetto preliminare è stato elaborato da AECOM in collaborazione con DG Architecture, mentre lo sviluppo successivo del progetto è stato affidato a BLAC Architects.
Le Carioca Arenas
Al centro del Parco Olimpico si impone il complesso delle Carioca Arenas. Il volume ondulato lungo circa 400 metri racchiude tre impianti congiunti che si manifestano esternamente con tre coperture di altezza diversa, distribuite in un crescendo dall’ingresso del Parco verso il centro e leggermente sovrapposte. Le Carioca Arenas 1, 2 e 3 sono state progettate in fase preliminare da AECOM e Wilkinson Eyre Architects con la consulenza di IMG Sports and Expedition come tre impianti collegati e indipendenti, in grado di operare simultaneamente durante i Giochi per diventare il cuore del Centro di Preparazione Olimpica nazionale in legacy. L’Arena 1 ha una capienza di 16.000 spettatori, successivamente ridotta a 7.500, e per questo le tribune sono state progettate con un mix di gradinate temporanee rimovibili nella parte alta, gradinate fisse in calcestruzzo precompresso nella zona centrale e gradinate retrattili nella parte inferiore, che possono essere aperte e chiuse per incrementare la capienza durante gli incontri ufficiali o aumentare la superficie di gioco durante gli allenamenti, conferendo così grande flessibilità all’impianto. Le Arene 2 a 3 sono state progettate con una capienza temporanea di 10.000 posti: le gradinate e i servizi per gli spettatori verranno rimossi dopo i Giochi per trasformare gli edifici in un High Performance Training Centre e in una Sports Academy, una scuola con 24 classi per i giovani atleti tra i 12 e i 18 anni. Il progetto è stato poi sviluppato dallo studio Arqhos.
L’International Broadcast Centre
In maniera simile, le strutture temporanee dell’International Broadcast Centre (IBC), situato nella zona occidentale del Parco, saranno convertite dopo i Giochi.
Con i suoi 52.000 metri quadrati distribuiti su due livelli, l’IBC è l’edificio più grande del Parco Olimpico. L’impianto, interamente progettato da AECOM fino alla produzione dei piani di cantiere, è di fondamentale importanza per il successo di Olimpiadi e Paralimpiadi poiché è proprio qui che vengono rielaborate le riprese filmate dei Giochi e trasmesse alle televisioni di tutto il mondo. Per lo stesso motivo è anche una struttura complessa, con parametri prestazionali molto elevati in termini di consumo energetico, trasmissione dati, controllo acustico e della temperatura: prestazioni che devono essere garantite senza soluzione di continuità per un impianto operativo 24 ore al giorno.
Gli impianti temporanei
La parte meridionale del Parco, quella più vicina alla laguna, ospita gli impianti temporanei, da rimuovere al termine dei Giochi per consentire la realizzazione del nuovo distretto urbano previsto già in fase di concorso dal nostro progetto di riqualificazione a lungo termine. Si tratta di due impianti “smontabili” che possono essere riproposti con configurazioni differenti per altri usi dopo i Giochi: la Future Arena e l’Olympic Aquatics Stadium seguono i principi della Nomadic Architecture, intesa come insieme di componenti architettoniche modulari non ancorate a un luogo o a un edificio ma in grado di spostarsi da una costruzione all’altra.
La Future Arena, progettata dallo studio Lopes, Santos e Ferreira Gomes Arquitetos, sarà trasformata dopo i Giochi in quattro nuove scuole dislocate nella città di Rio.
L’Aquatics Centre
L’Olympic Aquatics Stadium, un impianto temporaneo con una capienza di 18.000 spettatori, è stato progettato in fase preliminare da AECOM con la collaborazione dello studio Pujol Barcelona Architects secondo gli stessi principi di riutilizzo. Caratteristica di quest’impianto è la configurazione delle tribune raccolte intorno ai quattro lati della piscina olimpionica consentendo a tutti gli spettatori di sedere in prossimità della vasca: una soluzione non comune per impianti di questo tipo che di solito presentano una seconda piscina per i tuffi e di conseguenza una geometria delle gradinate più allungata e un’atmosfera meno raccolta (la seconda vasca è qui assente perché i tuffi sono stati ospitati al Maria Lenk Aquatics Centre). Nonostante non fosse strettamente richiesto per la natura temporanea dell’edificio, anche nella progettazione di quest’impianto si è posta molta attenzione sull’adozione di parametri di sostenibilità, adattandoli proprio ai principi stessi di temporaneità del manufatto: gli elementi modulari sono stati interpretati nella forma più elementare e integrati con una struttura leggera in modo da assicurarne un assemblaggio e uno smontaggio semplice e veloce mentre dal punto di vista meccanico si è cercato di migliorare l’efficienza energetica sfruttando le condizioni ambientali esistenti per massimizzare l’uso della ventilazione naturale al fine di ottenere le condizioni di comfort migliori per atleti e spettatori. Lo sviluppo successivo del progetto è stato affidato allo studio GMP.
I principi progettuali
La sostenibilità è stata uno dei principi guida per la progettazione del Parco Olimpico e degli impianti firmati da AECOM. Altri fattori fondamentali sono stati l’uso razionale dello spazio e la funzionalità operativa, determinanti quando si progettano impianti per ospitare grandi eventi, la realizzabilità delle opere e il controllo dei costi. Infine, elemento chiave in fase di progettazione è stato l’accessibilità: lavorando gomito a gomito con il Comitato Paralimpico Internazionale (CPI o IPC), abbiamo disegnato Parco e impianti a misura di atleti e spettatori diversamente abili, con problemi di mobilità, vista e udito, adottando soluzioni particolari per favorire il godimento dell’esperienza olimpica e paralimpica da parte di tutti.
Gli spazi per il pubblico e il Live Site
Il progetto ha tenuto conto della previsione di 200.000 presenze giornaliere all’interno del Parco. La circolazione è stata studiata attraverso il Crowd modelling simulando i flussi nelle ore di maggiore affluenza, analisi che ci ha permesso di controllare e gestire in particolare le dimensioni del Common Domain, l’area del Parco accessibile al pubblico, e garantire un adeguato livello di circolazione. Gli spazi pubblici occupano l’asse centrale del sito (mentre ai due estremi e concentrato il Back of House, il “dietro le quinte” dei Giochi, ovvero gli spazi operativi per gli addetti ai lavori) e si snodano armonicamente in un’alternanza di impianti e spazi verdi fino a raggiungere il Live Site, una grande area di intrattenimento situata nella punta estrema della penisola e bagnata dalle acque della laguna, attrezzata con schermi e altri servizi per consentire agli spettatori di seguire le gare e vivere l’atmosfera dei Giochi anche al di fuori degli impianti. La laguna stessa entra così a far parte del Parco insieme alla vegetazione originaria del luogo e alle giovani mangrovie che sono state coltivate per alcuni anni e adesso popolano nuovamente l’area, ricucendo così secondo le intenzioni del nostro progetto paesaggistico un rapporto con il distretto di Barra de Tijuca ormai perso da tempo.
I Giochi hanno visto noi dello studio AECOM ancora una volta doppiamente coinvolti con lo sguardo al presente e il pensiero rivolto al futuro che ci vede impegnati come consulenti progettuali per i Giochi di Tokyo del 2020 e come consulenti tecnici e progettisti per il masterplan e gli impianti della candidatura Olimpica di Los Angeles 2024.