Laura Galimberti, architetto, con alle spalle una lunga esperienza nell’edilizia scolastica locale, dal 2014 coordina la struttura di missione per il coordinamento e l’impulso nell’attuazione di interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un piano iniziato da Enrico Letta con il famoso “decreto del Fare” e poi ripreso da Matteo Renzi con i tre filoni di #scuolebelle, #scuolenuove e #scuolesicure, con tanto di hashtag. Ecco il bilancio di quanto è stato fatto nei primi due anni (e di cosa resta da fare).
Architetto Galimberti, possiamo spiegare qual è la vostra funzione?
L’ufficio che guido da settembre 2014 è nato per sviluppare e sostenere le politiche di riqualificazione delle scuole. Coordiniamo l’azione con i ministeri competenti - ovvero Istruzione, Infrastrutture e Trasporti, Ambiente - e siamo di supporto e impulso anche per comuni, province, città metropolitane e regioni: coloro, cioè, responsabili della gestione e manutenzione degli istituti. La governance dell’edilizia scolastica è una macchina molto articolata, che assegna le competenze a diversi soggetti istituzionali, a livello sia centrale sia locale. Abbiamo poi avviato un’attività di monitoraggio e mappatura degli interventi sul territorio nazionale. Il nostro sito internet riporta il dettaglio dei cantieri avviati, in corso e conclusi.
Con quali obiettivi?
Fare in modo che l’edilizia scolastica in Italia, da emergenza, divenisse priorità. E dopo due anni posso affermare che ci siamo riusciti con una serie di interventi mirati che vanno dall’aver dotato il Paese per la prima volta di una graduatoria unica nazionale per gli interventi e per accedere ai finanziamenti, al rendere operativo l’Osservatorio per l’edilizia scolastica - previsto dal 1996 ma mai riunito prima - fino all’istituzione dell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica. Il risultato è stato aver investito oltre 4 miliardi di euro avviando in due anni circa 8500 cantieri, di cui quasi 5.000 già conclusi.
Di questi fanno parte i 1.215 interventi finanziati con l’operazione Mutui BEI: si tratta di mutui trentennali a totale carico dello Stato che finanziano opere di ristrutturazione totale e costruzioni di nuove scuole, avviati alla fine di quest’anno scolastico. Poi, certo, c’è ancora molto da fare: in Italia le scuole sono oltre 42 mila, ma direi che la direzione è quella giusta.
E come si relaziona la vostra unità con il Ministero dell’Istruzione?
Il MIUR è ovviamente il dicastero con cui più siamo a contatto. Con la Direzione per l’edilizia scolastica e il Sottosegretario Davide Faraone portiamo avanti un’azione puntuale e capillare sul territorio, lavorando in sinergia.
A Roma e provincia qual è il bilancio degli interventi?
#scuolesicure raggruppa le linee di finanziamento per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici e di manutenzione straordinaria, per l’adeguamento alla normativa antisismica e per l’eliminazione delle barriere architettoniche, nonché per la bonifica dell’amianto. A Roma e provincia contiamo 32 interventi per una spesa di 10,8 milioni circa di euro. Più di 20 sono conclusi, i rimanenti lo saranno presto. #scuolenuove comprende invece le nuove edificazioni di istituti scolastici e la ristrutturazione completa di quelli esistenti. Il Governo ha investito 244 milioni solo per i Comuni tra il 2014 e il 2015 per l’allentamento del patto di stabilità interno. Nel 2016 sono stati attribuiti ulteriori 480 milioni di euro di deroga agli equilibri di bilancio per l’edilizia scolastica agli enti locali. A Roma e provincia abbiamo attivato 14 interventi per oltre 10 milioni di euro, di cui 3 conclusi e 11 in cantiere. #scuolebelle infine prevede la piccola manutenzione e il decoro degli istituti. Tra il 2014 e il 2015 Roma e la sua provincia hanno ricevuto quasi 9 milioni di euro.
E per quanto riguarda le nuove edificazioni qual è la situazione?
Abbiamo previsto quattro edificazioni da zero. Ricordo per tutti il progetto della scuola primaria Selva Candida nel XIV Municipio che oggi è in corso e i cui lavori proseguono secondo i tempi stabiliti: dovremmo aprire entro il prossimo anno.
Quali sono, stando ai dati in vostro possesso, le carenze più gravi degli edifici scolastici romani?
Roma ha un patrimonio immobiliare scolastico di notevoli dimensioni: oltre 1400 sedi scolastiche, per un volume totale degli edifici pari a oltre 13 milioni e 500 mila mc, di cui il 40% edificato prima del 1970. E dunque, in linea con il quadro nazionale sono istituti che necessitano di messa in sicurezza - strutturale e non - e di adeguamento dell’impiantistica. Inoltre per decenni si è proceduto con interventi di manutenzione “tampone”, senza una pianificazione precisa. Questa è una delle anomalie che abbiamo finalmente cancellato.
Quante risorse avete investito a Roma e provincia?
Dal 2014 sono stati investiti oltre 33 milioni, ma già dal 2010 (con le delibere Cipe 32/2010 e 6/2012 di competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), erano stati destinati al territorio 18 milioni di euro per progetti di edilizia scolastica.
Per le indagini diagnostiche sui solai e sugli elementi non strutturali, previste dalla Legge La Buona Scuola, sono poi stati stanziati per Roma e provincia oltre 3 milioni di euro.
Un altro tema delicato è quello degli appalti. Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano all’atto di appaltare i lavori per le scuole?
La governance dell’edilizia scolastica è un sistema complesso, che vede protagonisti comuni, province e città metropolitane - responsabili della gestione e manutenzione degli immobili scolastici - ancor prima delle Regioni, che pianificano la graduatoria degli interventi. Diciamo che da nord a sud registriamo spesso le stesse criticità, anche se poi ogni caso è a sé. È per questo che con l’Agenzia per la coesione territoriale abbiamo creato delle task force che ad oggi operano in sette regioni: Lombardia, Lazio, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Il loro compito è quello di recarsi direttamente sul territorio laddove vengano segnalate criticità in questo senso. Sono composte da tecnici, esperti e risorse del MIT e della Struttura di missione che coordino e negli ultimi due anni hanno effettuato 2047 sopralluoghi, per un totale di 1252 interventi, con un costo complessivo di quasi 900 milioni.
Le viene in mente un caso in particolare?
Uno degli ultimi casi che abbiamo risolto è quello dell’istituto Caso di Piedimonte Matese, definito dai media la scuola peggiore d’Italia. Qui i ragazzi studiavano tra infiltrazioni nel soffitto al punto che si dovevano sistemare secchi e stracci sul pavimento di aule e corridoi per trattenere l’acqua, fori fatti con il trapano nelle pareti per consentire alle infiltrazioni d’acqua di trovare una via di fuga, avendo già abbondantemente danneggiato la staticità dei muri. Ecco, grazie alla collaborazione con la provincia di Caserta, la task force è riuscita a “sbloccare” la situazione, ferma da anni per intoppi burocratici, e ad avviare i lavori.
Quali sono invece secondo lei gli esempi architettonici più interessanti in Italia e all’estero di edilizia scolastica?
In Italia abbiamo molti casi di scuole “sensazionali”: penso alla scuola professionale Hannah Arendt di Bolzano, all’asilo nido di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, che con vetrate ed elementi in legno ricorda la pancia di una balena, al liceo Ariosto di Ferrara, alla scuola primaria di Montecarotto, in provincia di Ancona, e alla nuova scuola del Corviale, che sta nascendo nella periferia di Roma. Tutti esempi di istituti scolastici all’avanguardia, ecosostenibili, che coniugano bellissime soluzioni architettoniche e rispetto dei più moderni standard di sicurezza.
Recentemente, poi, ci siamo recati ad Arcole, un paese in provincia di Verona: qui, grazie a un finanziamento di due milioni di euro scaturito dall’operazione #MutuiBei abbiamo contribuito alla realizzazione della nuova scuola media: un edificio innovativo, in cui gli impianti si gestiscono attraverso la domotica.
Qual è secondo lei il valore che l’architettura può aggiungere alla didattica?
È un valore assoluto, in cui confidiamo molto. Non a caso la legge sulla Buona Scuola ha previsto 350 milioni di euro per costruire 52 scuole da nord a sud altamente innovative. Lo scorso maggio il MIUR ha lanciato il bando per il concorso internazionale di idee che si è concluso il 29 agosto. I progetti selezionati faranno da apripista, serviranno cioè come esempi da cui partire per disegnare un nuovo modello di edilizia scolastica, aperta al territorio e caratterizzata da spazi idonei per una didattica all’avanguardia. Si tratta di istituti che saranno veri e propri civic center, elementi di ricucitura tra la periferia e la città, luoghi in cui l’insegnamento e la qualità dell’apprendimento tornano al primo posto. Lo spazio - come ci insegna la psicologia cognitiva - influenza in modo significativo l’apprendimento.